Next Vintage


Al centro della scena quest’anno ci sono sicuramente gli anni ’60, in cui si riflettono i desideri e le tendenze del momento attuale. Gli anni ‘60 videro la fine del modello “maggiorata” e dei vitini da vespa: le donne reclamavano la loro libertà e la loro voglia di vivere adattando il modo di vestire alle nuove esigenze. Furono quelli gli anni della linea trapezio, presentata nel 1958 dal giovane Yves Saint Laurent, ancora responsabile artistico Dior: vestiti a forma di sacco che ignoravano il punto vita o cappotti stretti in alto e svasati verso il basso. I nuovi vestiti dovevano innanzitutto sembrare giovanili e poco convenzionali, divertenti e irrispettosi. Gli anni ’60 sono ricordati come gli anni della minigonna, delle trasparenze irriverenti, dell’abbigliamento etnico o in PVC e dei pantaloni a zampa di elefante.
In quegli anni anche nel campo dell’arte prevaleva la tendenza a rompere con il vecchio e a ricercare il nuovo, le diverse forme d’arte di questo periodo sono caratterizzate da un evidente desiderio di superamento e dalla netta divisione tra la cosiddetta cultura “alta” e quella bassa.
Gli stilisti trovarono nuovi motivi saccheggiando la pop art e l’op art. Sia sulla tela sia sui tessuti, l’abile uso di forme come cerchi, quadrati e spirali dava l’illusione del movimento.

“L’esposizione, attraverso opere significative di artisti espressionisti o pop che animarono la scena americana degli anni ’60, illustra lo spirito di entusiasmo e di libertà che s’impose nel paese in quegli anni in cui l’arte, l’industria e l’economia parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da lungo tempo oggetti di desiderio che l’arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un’arte che ne era il principale sostegno. L’esposizione mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana, il rapporto sottile che esiste tra l’industria e l’arte in quegli anni di totale euforia”.